Guerre per l’acqua: il caso ucraino
Siamo abituati a dare per scontato l’accesso all’acqua potabile, ma non è così in tutto il mondo. A causa di cambiamenti climatici, mala gestione e situazioni geopolitiche delicate sono sempre più frequenti nel mondo le guerre per l’acqua. Anche dietro l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe esserci una motivazione di questo tipo.
Gli ultimi 20 anni hanno visto concretizzarsi una crisi idrica e climatica preannunciata, ma a lungo snobbata dai governi e dai popoli di tutto il mondo. La carenza di una risorsa fondamentale come l’acqua ha portato allo scatenarsi di numerosi conflitti che raramente fanno notizia nel mondo occidentale, dove la situazione non è ancora così critica. Le “silenziose” guerre dell’acqua sono in aumento: sono state 220 tra il 2000 e il 2009, 620 tra il 2010 e il 2019 e sono già oltre 200 tra il 2020 e l’inizio del 2022.
La crisi idrica sta infine raggiungendo anche l’occidente e le guerre per l’oro blu non sono così lontane come sembra. Anche l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe avere come motivazione secondaria l’accesso all’acqua per la regione della Crimea. La Crimea, una penisola quasi interamente circondata dal Mar Nero, è una zona povera di corsi d’acqua sufficientemente grandi da irrorare le campagne e fornire acqua potabile alla popolazione, ma dal 1975 un canale lungo 400 Km porta l’acqua del fiume Dnepr in tutta la penisola e soddisfa l’85% del fabbisogno idrico della regione. In poco tempo la Crimea è così diventata un luogo verdeggiante ricco di colture di vario tipo.
Negli ultimi anni la situazione geopolitica è precipitata fino all’invasione russa della Crimea nel 2014. In risposta all’aggressione il governo Ucraino ha costruito una diga lungo il canale, limitando l’accesso all’acqua nel territorio occupato. La riduzione del flusso idrico ha causato ingenti danni alle colture della penisola, riducendo la superficie coltivata da 130.000 ettari a soli 14.000, un danno soprattutto economico per il governo sovietico.
La Russia ha presentato numerose denunce agli organi di diritto internazionali, appellandosi al diritto fondamentale all’acqua potabile del popolo crimeano, ma sono cadute nel vuoto in quanto la Crimea è considerato territorio occupato illegalmente e spetta alla potenza occupante garantire il benessere dei cittadini. Fintanto che i bisogni primari di acqua (lavarsi, cucinare, bere) dei cittadini sono rispettati non vi è violazione dei diritti umani.
La risoluzione dei problemi idrici con la violenza è sempre più frequente, e questa, con tutta probabilità, è una delle cause che ha portato al più ampio conflitto scatenatosi nel 2022.
Un segnale forte che le guerre per l’oro blu hanno raggiunto anche l’Europa e continueranno ad aggravarsi.
Fonti
- https://economiacircolare.com/storia-guerra-acqua/
- https://abaqua.it/la-guerra-dellacqua-tra-russia-e-ucraina-il-caso-del-north-crimean-canal%EF%BF%BC/
ARTICOLO A CURA DELL’UFFICIO D’AMBITO DI LECCO