La potabilizzazione delle acque
Per essere definita potabile, l’acqua deve rispondere ad una serie stringente di parametri e limiti, come riportati nel recentissimo Decreto Legislativo 18/2023, che recepisce le direttive comunitarie relative ai livelli di sicurezza minimi che devono essere garantiti ai cittadini dell’Unione Europea. (Per maggiori informazioni sul contenuto del nuovo D.lgs leggi il nostro articolo dedicato)
Di partenza, però, le acque non sono tutte uguali, avendo diverse caratteristiche a seconda della provenienza. Come visto nel nostro precedente appuntamento (https://www.larioreti.it/news-consumatore/da-dove-proviene-acqua-captazione/), in provincia di Lecco l’acqua proviene da tre diverse tipologie di fonti:
Sorgenti: le acque di sorgente hanno buone caratteristiche chimico-fisiche ma sono a rischio di contaminazione naturale perché poco protette dal terreno sovrastante e, quindi, possono richiedere trattamenti di disinfezione.
Pozzo: le acque di pozzo hanno caratteristiche chimico-fisiche che dipendono dalla tipologia del terreno e dallo stato di qualità della falda sotterranea e sono a minor rischio di contaminazione perché protette dall’azione filtrante del terreno; possono comunque richiedere trattamenti di disinfezione e/o di potabilizzazione, spesso inferiori rispetto a quanto richiesto per le sorgenti.
Bacini naturali: le acque superficiali non hanno mai caratteristiche di potabilità; devono essere sottoposte a idoneo trattamento di potabilizzazione.
Quali sono i passaggi che rendono potabile l’acqua?
La “filiera del trattamento di potabilizzazione” si differenzia quindi a seconda che si tratti di acque sotterranee oppure di acque superficiali e, inoltre, a seconda della singola situazione, cioè delle caratteristiche della singola sorgente, del singolo pozzo o della singola presa superficiale.
In generale, però, si possono distinguere tre diverse fasi: pretrattamenti, filtrazione e disinfezione. Come detto, però, tali trattamenti possono essere più o meno ampi e più o meno differenziati a seconda dell’acqua captata.
1) Pretrattamenti: rimuovere i corpi estranei più grossi
I pretrattamenti sono presenti principalmente sugli impianti potabilizzazione delle acque superficiali e sono necessari a rimuovere i corpi estranei più grossolani, che potrebbero determinare problemi alle strutture impiantistiche o ai successivi processi di trattamento.
Solitamente, questi pretrattamenti sono composti da grigliatura e dissabbiamento.
La grigliatura consiste in una serie di barre di acciaio distanziate tra loro, allo scopo di impedire l’ingresso del materiale più grossolano e che può essere presente in un corso d’acqua: elementi naturali come foglie e rami o artificiali come le plastiche.
La dissabbiatura consiste invece nella “sedimentazione” dei solidi rimanenti e più grossolani, come sabbia, ghiaia o terriccio, per evitare che possano successivamente raggiungere luoghi indesiderati all’interno dell’impianto e causare danni.
Per favorire questi processi di sedimentazione, spesso l’acqua viene sottoposta anche a chiariflocculazione. Tramite trattamento chimico-fisico, le particelle sospese nell’acqua formano aggregati di maggiori dimensioni e di peso sufficiente per precipitare ed essere quindi separate dall’acqua dai processi meccanici di cui sopra.
2) Filtrazione: l’acqua diventa limpida
Le fasi successive sono finalizzate al controllo della torbidità, determinata dal contenuto di solidi leggeri e di dimensioni ridotte presenti nell’acqua “grezza”. Tali situazioni si presentano per effetto del ruscellamento delle acque sulla superficie del bacino idrografico, dal trasporto dei solidi presenti nell’alveo dei fiumi o dal passaggio dell’acqua nelle falde. Inoltre, la quantità e le dimensioni dei solidi contenuti nelle acque superficiali possono variare infatti anche molto rapidamente in concomitanza di eventi atmosferici intensi.
Queste situazioni di torbidità delle acque non sono sempre presenti e lo sono maggiormente nelle acque dei bacini naturali quali laghi o fiumi o in quelle delle sorgenti superficiali, che hanno quindi uno strato di terreno più sottile a protezione rispetto agli eventi meteorici.
Il modo più semplice e naturale per controllare la torbidità è quello di far sedimentare le particelle contenute nell’acqua sfruttando la forza di gravità. Spesso, però, la sedimentazione da sola non basta e per rendere l’acqua limpida e occorre quindi un ulteriore passaggio: la filtrazione su sabbia. Tale processo è ampiamente usato presso il Potabilizzatore di Valmadrera, che preleva l’acqua dal Lario per renderla disponibile ad oltre 300.000 abitanti della Brianza lecchese, comasca e monzese.
Eliminata la torbidità, possono essere ancora presenti dei composti indesiderati disciolti nell’acqua, come ad esempio i pesticidi usati in agricoltura.
Vengono quindi utilizzate diverse tecnologie specifiche. Le più comuni sono i filtri a carboni attivi, che consentono di eliminare dall’acqua destinata al consumo umano tali composti in un processo chiamato adsorbimento.
Vasca di filtrazione in fase di contro lavaggio dei filtri al potabilizzatore di Valmadrera
Per le acque prelevate dal Lario presso il Potabilizzatore di Valmadrera è, inoltre, necessario procedere con la mineralizzazione tramite l’aggiunta di calce e anidride carbonica, in quanto le acque del lago sono classificate come “dolci” e
possono risultare dannose nei confronti di materiali ferrosi e cementi: l’aggiunta di una soluzione satura di idrossido di calcio e di anidride carbonica ne aumentala durezza e ne riduce l’indice di aggressività verso le tubazioni (anche quelle private delle case) e gli impianti di trattamento e accumulo (serbatoi).
3) Disinfezione: l’ultima fase del processo
La disinfezione è il passaggio finale di tutte le procedure di potabilizzazione dell’acqua e consente di eliminare gli effetti prodotti dai microrganismi patogeni attraverso l’impiego di agenti chimici dal potere ossidante.
I composti usati più di frequente sono il cloro e i suoi derivati. In alternativa, in base alla singola situazione, è possibile utilizzare anche altre tecnologie quali, ad esempio, il trattamento con i raggi ultravioletti.
Però, solo i composti del cloro garantiscono un’efficacia della disinfezione prolungata nel tempo e che permane anche nella rete di distribuzione fino al rubinetto di casa e, di conseguenza, la clorazione è una fase di trattamento presente in quasi ogni impianto acquedottistico in gestione a Lario Reti Holding.
Terminata la fase di potabilizzazione con la disinfezione, l’acqua viene immagazzinata nei serbatoi o immessa direttamente nelle condotte per la distribuzione alle utenze.