Valutazione della resilienza idrica: i nuovi indicatori a garanzia di un approvvigionamento di acqua sicuro e costante a tutte le utenze
ARERA introduce un nuovo indicatore per monitorare la sicurezza idrica e affrontare le nuove sfide ambientali e climatiche.
ARERA, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, è l’ente che svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore, ed ha introdotto il nuovo indicatore M0 per la resilienza idrica.
Calcolato per la prima volta per l’anno 2023 ha lo scopo di monitorare l’adeguatezza degli approvvigionamenti idrici, in funzione del soddisfacimento della domanda in ambito di qualità.
Il valore viene misurato considerando sia i consumi del servizio idrico integrato (M0a) che quelli diversi dal civile (M0b): la misura è finalizzata a fronteggiare gli effetti del cambiamento climatico e sostenere, quando necessario, l’introduzione di grandi infrastrutture destinate a servire o ad interconnettere più ambiti territoriali.
La misura della resilienza idrica per l’uso potabile (M0a), è definita dal rapporto tra i consumi del servizio idrico integrato e la somma dei volumi indicati nelle concessioni di derivazione[1]. Secondo ARERA, per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento per i consumi idropotabili, inizialmente il rapporto dovrebbe essere inferiore a 0,4. Questo significa che le fonti disponibili dovrebbero essere più del doppio rispetto ai volumi immessi nelle reti d’acquedotto.
Nel territorio della provincia di Lecco, questo rapporto è di 0,54. Poiché i consumi idrici comprendono anche le perdite di rete, la riduzione delle stesse potrebbe portare al raggiungimento della resilienza idrica.
È possibile associare questa misura all’obiettivo di incrementare la disponibilità idrica attraverso l’utilizzo di risorse inutilizzate dal servizio idrico integrato. Questo può avvenire tramite la realizzazione di infrastrutture che permettono di sfruttare risorse in precedenza non disponibili, attraverso volumi di risorsa acquisiti da terzi con investimenti condivisi oppure grazie al riutilizzo delle acque reflue depurate o alla realizzazione di reti dette duali che, pur servendo a scopi diversi dall’uso potabile, liberano risorse per quest’ultimo.
Per valutare complessivamente il grado di resilienza del sistema idrico, oltre al macro-indicatore M0, si considera anche l’indicatore “Disponibilità di picco” che indica il rapporto tra domanda e disponibilità al momento di massimo consumo dell’anno.
Ad esempio, nella parte settentrionale del territorio, che comprende sia aree montane che le rive del Lario Orientale, il turismo stagionale si verifica principalmente nei mesi estivi. Durante l’emergenza siccità del 2022, questa condizione, sommata al calo di disponibilità di acqua da alcune sorgenti, che sono la principale fonte di approvvigionamento in questa zona, ha causato problemi di mancanza d’acqua in alcune zone specifiche.
Invece, nelle zone centro e sud della provincia di Lecco, l’approvvigionamento idrico avviene principalmente tramite pozzi che prelevano acqua di falda, oltre che tramite l’uso delle acque potabilizzate provenienti dal Lario.
Ma una delle sfide principali per il futuro del sistema idrico è valutare come i cambiamenti climatici possano influenzare la produttività delle fonti d’acqua, specialmente quelle sotterranee come sorgenti e pozzi. Questo è un compito che va al di là delle competenze del Servizio Idrico Integrato: è nata, quindi, una collaborazione tra la Regione Lombardia e l’Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze della Terra, per studiare e proteggere le risorse idriche sotterranee nelle zone collinari e montane.
Lo studio prodotto da questa sinergia ha già fatto progressi significativi, come la creazione di un modello 3D degli acquiferi delle Prealpi ed Alpi lombarde, meno conosciuti rispetto agli acquiferi delle pianure del Distretto del fiume Po: per ciascun corpo idrico sotterraneo è stata valutata la quantità d’acqua disponibile, creando la base dati per altri criteri che potrebbero essere inseriti per valutare l’indicatore M0b.
In attesa di definizioni più precise, agli enti di governo degli ATO è stato richiesto di identificare un valore approssimativo di M0b. Tale valore dovrebbe essere determinato attraverso un dialogo con l’Autorità di Distretto di competenza, utilizzando anche le informazioni fornite dai gestori riguardo le condizioni operative generali. Di conseguenza, l’Autorità di bacino del fiume Po ha lavorato rapidamente per ottenere una stima preliminare dell’indicatore M0b. In generale, l’analisi effettuata mostra che, escludendo alcune situazioni particolari, non ci sono problemi significativi di disponibilità di risorse per l’uso potabile nel Distretto del fiume Po, e quindi nella provincia di Lecco.
[1] Con il termine derivazione si definisce qualsiasi prelievo di acqua da corpi idrici (sotterranei o superficiali) realizzato mediante opere, manufatti o impianti fissi. Fonte: www.regionelombardia.it
ARTICOLO A CURA DELL’UFFICIO D’AMBITO DI LECCO